
Tutti sappiamo che la Respirazione è fondamentale per la nostra vita, ma solo pochi conoscono la vera importanza di essa e il fatto che da una buona respirazione dipende gran parte del nostro stato di benessere.

La Respirazione è strettamente collegata col Sistema Cardiovascolare, con il Cervello, soprattutto, la Corteccia Prefrontale, che è la sede dei nostri “pensieri e preoccupazioni” e il raggiungimento dell’Onda di Mayer, ossia di 6 atti respiratori al minuto, uno ogni 10 secondi (0,1 Hz), garantisce il mantenimento dello stato di salute e benessere. Questo tipo di onda, scoperta per la prima volta da Siegmund Mayer, Ewald Hering e Ludwig Traube, vennero originariamente chiamate “Traube-Hering-Mayer waves”.

Cos’è l’Onda di Mayer? “Le onde Mayer possono essere definite come oscillazioni arteriose della pressione arteriosa (AP) a frequenze più lente della frequenza respiratoria e che mostrano un’associazione significativa con l’attività nervosa simpatica efferente (SNA). Nell’uomo, le oscillazioni AP che soddisfano queste proprietà hanno una frequenza caratteristica di ca. 0,1 Hz; 0,3 Hz nei conigli e 0,4 Hz nei ratti.

La base emodinamica delle onde di Mayer sono oscillazioni del tono vasomotorio simpatico dei vasi sanguigni arteriosi, poiché le onde di Mayer sono soppresse o almeno fortemente attenuate dal blocco farmacologico degli alfa-adrenorecettori. All’interno di una determinata specie biologica, la loro frequenza è abbastanza stabile; negli esseri umani è stato dimostrato che questa frequenza non dipende dal sesso, dall’età o dalla postura. È stato suggerito che le onde di Mayer innescano la liberazione dell’ossido nitrico (NO) derivato dall’endotelio da cambiamenti ciclici dello stress di taglio vascolare che potrebbero essere utili per il funzionamento finale dell’organo.

Le onde di Mayer sono correlate con la variabilità della frequenza cardiaca.
Takalo et al. (1999) affermano che “lo spostamento di frequenza delle onde di Mayer verso le basse frequenze è associato ad un aumentato rischio di sviluppare ipertensione”. (https://it.wikipedia.org/wiki/Onde_Mayer#:~:text=Le%20onde%20Mayer%20possono%20essere%20definite%20come%20oscillazioni,un%27associazione%20significativa%20con%20l%27attivit%C3%A0%20nervosa%20simpatica%20efferente%20%28SNA%29.).

I miei recenti studi mi hanno portato a conoscere come una respirazione non funzionale sia la causa di numerose problematiche, tipiche del nostro periodo, come ansia, insonnia, problemi gastrointestinali, mani e piedi freddi, ecc., confermato da questo articolo: “Il Covid19 ci ha fatto scoprire quanto sia importante la funzione respiratoria, che diamo per scontata, visto che nasciamo a questo mondo con il primo respiro e ce ne andiamo con l’ultimo.
Ma quello che stiamo imparando è che il respiro è il grande regolatore di tutte le funzioni organiche e psicologico-mentali-emozionali. Il respiro è il regolatore biochimico del corpo umano, è il farmaco più potente che abbiamo. Consideriamo che in una vita media si hanno almeno 250 milioni di battiti respiratori.

Il centro di questa antica funzione è posto alla base del cranio, in quello che viene chiamato il tronco encefalico, centralina di tutte le funzioni organiche in quanto crocevia di tutti i nervi, quelli che innervano il cuore, i polmoni, tutti i vasi sanguigni, il sistema nervoso autonomo e il sistema nervoso centrale con tutte le cascate ormonali. Il nervo vago è lungo 9 chilometri.
Il modo per rigenerare tutte le funzioni corporee è soltanto tramite il respiro. È necessario riportare il ritmo respiratorio in un range in cui la frequenza di risonanza del corpo umano sano presente sulla Terra che va da 0,08 a 0,12 Hertz, venga prontamente ripristinata, in quanto il disallineamento provocato da situazioni stressanti prolungate o da POST-COVID porta a perdita di qualità vitale, neurologica e corporea.

L’ossigeno nel sangue viene rilasciato in base all’attività metabolica del corpo (fisico-motoria, psichica, del dolore, da processi infiammatori). Se viene rilasciata nel sangue più anidride carbonica, a causa di un respiro alterato, il pH del sangue acidifica e si innescano meccanismi compensatori che possono portare a disallineamento di ogni organo e sistema.
Nelle persone sane il ritmo respiratorio e il battito cardiaco sono sincroni. A tutti è accessibile questa regolazione attraverso piccoli momenti nella giornata dove si respira con un ritmo che rigenera l’onda di risonanza naturale e che il cervello impara a riconoscere come suo, portando ossigenazione a tutto il corpo, per la sana modulazione muscolare e la capacità del sistema immunitario di rispondere ad ogni attacco in maniera efficiente.” (https://www.igeastudio.it/2021/07/01/il-respiro-una-funzione-sotto-attacco/).

Se ciò non fosse sufficiente: “5 motivi che ti convinceranno dell’importanza di una respirazione corretta!
Possiamo sopravvivere per circa due settimane senza mangiare. Fino a 10 giorni senza bere. Ma possiamo sopravvivere senza respirare solo per pochi secondi. Respirare è il nostro nutrimento principale, prima ancora del cibo e dell’acqua. Eppure, quanta poca attenzione dedichiamo a questo gesto apparentemente banale, così semplice ma così importante?
Quali sono i benefici di una buona respirazione?

1. La respirazione dà una spinta in più alla circolazione
Respirare in modo lento e profondo aumenta il passaggio di ossigeno dall’aria inspirata al sangue. È come quando carichiamo con calma il bagagliaio della nostra macchina e riusciamo a farci stare più borse di quante non ci starebbero buttandole dentro a caso, in maniera frettolosa. Questo, nel caso della macchina, vuol dire trasportare più bagagli con un unico viaggio. Nel caso del nostro corpo trasportare più ossigeno con un unico viaggio, cioè con un battito cardiaco. Quindi respirare bene riduce la frequenza dei battiti cardiaci.
Quando il diaframma, il muscolo della respirazione, fa un movimento profondo, inoltre, aumenta la pressione all’interno della cavità addominale. Questa pressione spinge nelle vene tutto il sangue che ristagnava in quella zona, che alcuni casi può arrivare anche ad un 30-50% del sangue totale. La stessa spinta avviene a livello di circolazione linfatica, facilitando la rimozione dei prodotti di scarto e aiutando a sgonfiare la pancia.
Non dimentichiamo, infine, che l’eliminazione delle scorie avviene per il 70% attraverso la respirazione e solo per il restante 30% tramite sudore, urina e feci. Oltre a bere tanto per fare tanta “plin plin” e provare tutti i drenanti in commercio, potremmo provare a respirare meglio! In fondo è pure gratis!

2. Respirare bene aiuta a digerire bene
Una corretta respirazione esercita un costante e leggero massaggio sugli organi contenuti nella cavità addominale, in particolare quelli dell’apparato digerente, che sono quelli a più stretto contatto con il diaframma. Questo favorisce la secrezione degli enzimi necessari alla digestione, il corretto movimento degli organi (peristalsi) e di conseguenza l’assimilazione dei nutrienti e l’eliminazione dei prodotti di scarto. Una vera cura per gli intestini pigri o delicati. E senza alcun effetto collaterale!
Inoltre, il diaframma è attraversato da vari “tubicini”, tra cui l’esofago, che porta il cibo dalla bocca allo stomaco. Il movimento ritmico del diaframma facilita la discesa del cibo verso lo stomaco. Ma se il muscolo è rigido, perché poco allenato, tutto questo non succede, ma anzi, esso tira l’esofago verso il basso e comprime lo stomaco. Questo facilita l’insorgere di problemi di reflusso o addirittura di ernia iatale.

3. Respirazione corretta per una postura corretta
Il diaframma si trova in una posizione centrale nel nostro corpo e si può dire che sia in collegamento con la quasi totalità del resto del corpo. Fa parte di una linea miofasciale, la linea frontale profonda, che ci sostiene dall’interno, favorendo l’elevazione verso l’altro e la qualità dei nostri movimenti. La perdita di elasticità di questa linea ci fa collassare su noi stessi, favorendo posture cifotiche, spalle chiuse e testa in avanti.
Se vogliamo entrare più nello specifico, la porzione più bassa del diaframma si inserisce sulla parte interna delle vertebre lombari, quella che guarda verso la pancia. Quando il muscolo diventa troppo rigido, retratto in termini tecnici, tira le vertebre in avanti. Questo dà origine a quella che si chiama “lordosi diaframmatica” e che può essere una delle cause del mal di schiena lombare.
Quando la respirazione non è corretta si sfruttano troppo i muscoli accessori della respirazione, situati tra testa e spalle, come gli scaleni o lo sternocleidomastoideo. Questi muscoli non sono nati per farci respirare costantemente durante il giorno e si affaticano facilmente, causando dolori al collo o alle spalle.

4. La respirazione migliora le performance sportive
Durante un’attività sportiva, le richieste di ossigeno aumentano. Ecco quindi che alcuni muscoli, detti “accessori della respirazione”, corrono in aiuto del diaframma. Più il diaframma è fuori allenamento e prima chiederà aiuto. Quando però anche i muscoli “aiutanti” cominciano a stancarsi, il corpo cercherà di aiutare anche loro. Dirotterà quindi il sangue dai muscoli impegnati nell’esercizio, per esempio le gambe, se stiamo correndo, ai muscoli respiratori. Le gambe, quindi, cominceranno ad affaticarsi più del dovuto e in breve saremo costretti a fermarci. Allenare il diaframma, invece, ci permetterà di evitare tutto questo, spostando il limite della fatica sempre più in là.

5. Respira che ti passa!
Respirare è un’attività normalmente controllata dal sistema nervoso autonomo, ma che può anche essere controllata volontariamente dal sistema nervoso centrale. E ‘quindi in grado di fare da ponte tra la nostra parte cosciente e quella incosciente. Esiste infatti una strettissima correlazione tra le nostre emozioni e la respirazione, che viene tra l’altro ripresa in numerosi modi di dire, come “un’emozione da togliere il fiato”, “restare col fiato sospeso” e così via.
Diversi studi dimostrano inoltre che la respirazione profonda ha effetti rilassanti, perché stimola il sistema nervoso parasimpatico, facilitando l’instaurarsi di processi di riposo, riparazione e recupero. Respirando profondamente siamo infatti in grado di rallentare il battito del cuore.” (https://www.wellgym.it/articoli/5-motivi-per-includere-la-respirazione-nei-nostri-allenamenti/).

Un altro articolo molto interessante: “I neuroni che collegano respirazione e calma.
Un minuscolo gruppo di neuroni situato nella parte del tronco encefalico che controlla la respirazione comunica direttamente con una struttura cerebrale coinvolta nelle risposte allo stress. La scoperta potrebbe indicare le basi fisiologiche degli effetti calmanti della meditazione e avere ricadute sullo sviluppo di farmaci contro gli attacchi di panico e altri disturbi.
È un piccolo gruppo di neuroni nel tronco cerebrale a regolare i rapporti fra la respirazione e le attività cerebrali superiori connesse a uno stato di calma oppure di agitazione.
La scoperta è di un gruppo di ricercatori della Stanford University, che firmano un articolo pubblicato su “Science”. In prospettiva, il risultato può avere ricadute in campo clinico con lo sviluppo di nuove terapie contro gli attacchi di panico e altri disturbi legati a stati di stress.
Anche se la respirazione è generalmente considerata un comportamento controllato soprattutto dal sistema nervoso autonomo, l’esistenza di strette connessioni con le aree cerebrali che presiedono alle funzioni cerebrali superiori è ben nota e ampiamente testimoniata, per esempio, dagli studi sugli effetti della meditazione, che ha uno dei suoi cardini proprio nel controllo della respirazione.
Tuttavia, finora non era chiaro quali fossero i centri e i meccanismi neuronali che presiedono ai rapporti fra respiro e cervello.

I neuroni che collegano respirazione e calma.
In uno studio sperimentale sui topi, Kevin Yackle e colleghi hanno ora identificato il regista di questi rapporti in un piccolo gruppo di neuroni situato nel tronco cerebrale.
Si tratta in particolare di circa 175 neuroni del cosiddetto Complesso di pre-Bötzinger, un articolato gruppo di 3000 neuroni circa la cui attività ritmica avvia i movimenti respiratori. I neuroni di questa sottopopolazione inviano delle proiezioni direttamente a un’area del Cervello, il Locus coeruleus, che ha un ruolo chiave nello stato di vigilanza in generale, nella focalizzazione dell’attenzione, e nelle risposte allo stress.
Dopo aver eliminato in alcuni topi i neuroni identificati, i ricercatori hanno constatato che la loro respirazione era rimasta perfettamente normale, ma che gli animali rimanevano insolitamente tranquilli anche se erano sottoposti a stimoli che normalmente inducono una risposta di stress.

Dato che questi neuroni possono essere identificati grazie alla presenza di specifici marcatori molecolari, i ricercatori sperano che sia possibile sviluppare in tempi relativamente brevi farmaci in grado di agire selettivamente su di essi.” (https://www.lescienze.it/news/2017/03/31/news/neuroni_respirazione_stress_cervello-3477488/).

Questi collegamenti sono biunivoci e non solo col Cervello e il Tronco encefalico, ma anche col Sistema cardiocircolatorio:
“La connessione cuore cervello e le sue implicazioni per la salute.

Una comunicazione a due vie
Cuore cervello: 2 parole che non siamo abituati a vedere affiancate, eppure sono in relazione. Molti di noi, infatti, pensano che il cuore risponda agli ordini inviati dal cervello sotto forma di segnali neurali. Meno noto è invece quanto il cuore invii più segnali al cervello. Inoltre, questi “segnali” cardiaci hanno un effetto significativo sulla funzione cerebrale, influenzando le emozioni, le facoltà superiori cognitive quali l’attenzione, la percezione, la memoria, e il problem-solving.

L’asse cuore cervello e cervello cuore
In altre parole, non solo il cuore risponde al cervello, ma il cervello risponde continuamente al cuore. Gli effetti dell’attività cardiaca sulle funzioni cerebrali sono stati studiati estesamente negli ultimi 40 anni. Le ricerche iniziali hanno esaminato gli effetti dell’attività cardiaca che si verificano in un tempo molto breve. Vari studi hanno dimostrato come diversi modelli di attività cardiaca (che accompagnano i diversi stati emotivi) hanno effetti diversi sulla funzione cognitiva ed emozionale.

Emozioni negative ed emozioni positive: le implicazioni
Durante lo stress e le emozioni negative, quando il ritmo cardiaco è irregolare e disordinato, il tipo di segnali neurali che viaggiano dal cuore al cervello inibiscono le funzioni cognitive superiori. Questo limita la nostra capacità di pensare chiaramente, di ricordare, di imparare, di ragionare e di prendere decisioni efficaci (per questo motivo si agisce impulsivamente quando si è sotto stress).
Al contrario, il modello più ordinato e stabile di variabilità cardiaca ha l’effetto opposto, facilita le funzioni cognitive e rafforza i sentimenti positivi e la stabilità emotiva. Questo significa che imparare a generare una maggiore coerenza del ritmo cardiaco, sostenendo emozioni positive, migliora la nostra salute e influenza profondamente il modo di percepire, pensare, sentire e agire.

Il ritmo del cuore: la nuova visione
L’idea che si ha di un cuore sano o sereno è quella di un organo pensato per funzionare come un metronomo, con un battito ed un ritmo costante. Gli studi odierni invece dimostrano il contrario. Il ritmo di un cuore sano infatti è irregolare, con intervalli di tempo tra i vari battiti consecutivi in continua evoluzione. Questa naturale variazione si chiama variabilità della frequenza cardiaca (HRV).

HRV e variabilità della frequenza cardiaca
La variabilità normale della frequenza cardiaca è dovuta all’azione sinergica dei due rami del Sistema Nervoso Autonomo (SNA), la parte del sistema nervoso che regola la maggior parte delle funzioni interne del corpo. I nervi del sistema simpatico agiscono per accelerare la frequenza cardiaca, mentre il parasimpatico (vago) la rallenta. Il ramo simpatico/parasimpatico interagisce tra di loro per mantenere l’attività cardiovascolare nella sua gamma ottimale e per consentire le reazioni più adeguate alle mutevoli condizioni esterne ed interne. L’analisi della HRV serve quindi quale monitoraggio della funzione e dell’equilibrio del sistema nervoso autonomo.

L’importanza della HRV: indicatore di salute e invecchiamento
Molti studiosi e ricercatori considerano la HRV un importante indicatore della salute e benessere psicofisico. Può essere interpretato come un marker di resistenza fisiologica e di flessibilità comportamentale, che riflette la nostra capacità di adattarci efficacemente alle sollecitazioni ed esigenze ambientali.
La HRV è anche un indicatore di invecchiamento biologico. La variabilità della nostra frequenza cardiaca è maggiore quando siamo giovani, mentre diminuisce con l’età avanzata. Una variabilità bassa della frequenza cardiaca si osserva maggiormente in individui con malattie e disturbi psicoemotivi. Riducendo lo stress e ripristinando la variabilità cardiaca, facilitiamo alcune reti neurali aiutando i processi rigenerativi naturali del corpo.

Ritmo cardiaco ed emozioni
Molti fattori influenzano l’attività del SNA, influenzando la HRV. Questi includono la modalità di respirazione, l’esercizio fisico, ed anche i nostri pensieri. Le ricerche hanno dimostrato che uno dei fattori più potenti che influenzano il ritmo del nostro cuore sono i nostri sentimenti e le nostre emozioni.
Le emozioni generate da stress, tra le quali rabbia, frustrazione ed ansia, originano modelli di ritmo cardiaco che appaiono irregolari con una forma d’onda con vette frastagliate. Questo pattern del ritmo cardiaco viene definito incoerente. Quando siamo nella situazione di incoerenza cardiaca il nostro corpo non funziona in modo efficiente, la nostra energia si riduce e l’usura dell’organismo aumenta.
Al contrario, le emozioni positive inviano un segnale molto diverso al nostro corpo. Quando sperimentiamo emozioni edificanti come l’apprezzamento, la gioia, la cura e l’amore, il nostro modello di ritmo cardiaco diventa ordinato, come un’onda armonica. Questa condizione è chiamata coerenza cardiaca.” (https://www.benesserecorpomente.it/connessione-cuore-cervello-1/).

Un altro aspetto molto importante è dato dalla Coerenza Cardiaca.
“Coerenza cardiaca: uno stato ottimale
La ricerca scientifica ha dimostrato che chi genera emozioni positive facilita un cambiamento a livello di stato psicofisico misurabile strumentalmente. Questo stato è chiamato Coerenza psicofisiologica, perché è caratterizzata da un maggiore ordine ed armonia in entrambi i nostri processi psicologici (mentali ed emotivi) e fisiologici (corporei).
Quando si attiva questo stato, i nostri sistemi fisiologici funzionano in modo più efficiente, sperimentiamo una maggiore stabilità emotiva, aumentando al contempo la chiarezza mentale e una migliore funzione cognitiva. In poche parole, il nostro corpo e il cervello funzionano meglio, ci sentiamo meglio, e abbiamo un rendimento migliore. Fisiologicamente, lo stato di coerenza cardiaca è caratterizzato dallo sviluppo di un sinusoidale come struttura liscia della frequenza della traccia della variabilità cardiaca. Questo modello, chiamato ritmo cardiaco di coerenza, è l’indicatore principale dello stato di coerenza psicofisiologico. Durante questo stato avvengono una serie di importanti cambiamenti fisiologici. I due rami del sistema nervoso autonomo si sincronizzano l’uno con l’altro, con una maggiore sincronizzazione tra l’attività del cuore e del cervello.

La coerenza è differente dal rilassamento
Un aspetto importante è che lo stato di coerenza cardiaca è psicologicamente e fisiologicamente distinto dal rilassamento. A livello fisiologico, il rilassamento è caratterizzato da uno spostamento del baricentro del SNA verso una maggiore attività del parasimpatico. La coerenza è associata anch’essa ad un relativo aumento dell’attività del parasimpatico, ma è fisiologicamente distinta da quest’ultimo in quanto il sistema oscilla alla sua frequenza di risonanza naturale. Lo stato di coerenza non comporta un abbassamento della frequenza cardiaca o cambiamenti nella quantità di HRV, ma piuttosto un cambiamento della configurazione del ritmo cardiaco. Il rilassamento è uno stato di basso consumo energetico, che comporta un allontanamento dai processi cognitivi ed emotivi. Al contrario, la coerenza comporta l’impegno attivo di emozioni positive.
Psicologicamente, la coerenza cardiaca è vissuta come una calma equilibrata, con uno stato eccitato e reattivo favorevole all’esecuzione di compiti che richiedono acutezza mentale, problem-solving, processo decisionale, così come l’attività fisica e il coordinamento.” (https://www.benesserecorpomente.it/connessione-cuore-cervello-coerenza-cardiaca/).

Attraverso esercizi di respirazione è possibile riconquistare la propria Coerenza cardiaca e psicofisiologica che ci permette, non solo, di vivere più serenamente, ma di avere una migliore regolazione fisico-metabolica ottimizzata al fine di avere un recupero e una stabilità dello stato di salute e di benessere.