A proposito di costume… sardo

A proposito di costume… sardo

Dopo la pubblicazione del mio ultimo articolo sulla Sagra del Redentore ho chiesto un parere a mia sorella sull’articolo. Lei mi ha detto che le era piaciuto, ma, a mio giudizio giustamente, non avevo valorizzato adeguatamente il costume sardo.

La domenica dopo mi ha invitato a pranzo e nella strada per andare a casa sua ho incrociato la manifestazione del Matrimonio Selargino, un matrimonio che avviene totalmente in costume sardo, gli sposi e gli invitati. Dopo la celebrazione in chiesa, si festeggia con balli tipici e dolci della tradizione sarda. Confesso che ho colto l’occasione per fotografare, con la loro autorizzazione, e preparare un nuovo articolo dove osservare e parlare più dettagliatamente riguardo questi meravigliosi costumi.

La prima cosa che mi ha colpito è stata l’eleganza e la preziosità di questi abiti che valorizzano la figura femminile e la esaltano.

Vediamolo più in dettaglio: la camicia, di lino o di cotone, viene impreziosita da bottoni d’oro o d’argento la cui origine risale al periodo nuragico, come documentato da Leonardo Melis nei suoi libri. Le origini della filigrana sarda sono, infatti, molto antiche, si pensa al periodo dell’antico Egitto, anche se la diffusione avviene alla fine dell’VIII° secolo a.C., ossia nel periodo etrusco. Le camicie, inoltre, vengono arricchite da pizzi e ricami, soprattutto nelle parti visibili.

Sopra la camicia viene indossato il corpetto, che può essere costituito da un busto (soprattutto nel nord Sardegna), variamente ricamato e impreziosito da oro e argento che si chiude sotto il seno.

Più esternamente abbiamo il giubbetto, di tessuto pregiato (anche broccato), la cui lunghezza varia. Infatti, può essere lungo giusto sotto il seno, oppure arrivare fino alla vita o poco sopra la gonna. Le maniche sono ampie o aperte lungo l’avambraccio per evidenziare la camicia, o altrimenti strette e corte.

La gonna è sempre lunga, generalmente in broccato, variamente ornata da ricami o nastri colorati e dorati.

Sopra la gonna è presente il grembiule che può essere in pizzo, o seta, o orbace, anch’essi variamente ricamati e impreziositi.

Infine abbiamo il copricapo, che è, più degli altri capi del costume, un elemento identificativo, perché permette di capire la zona di provenienza in base alla fattura e al disegno dei ricami. Può essere un fazzoletto, piegato a triangolo, o costituito da cuffie, veli e/o scialli.

Concludo ringraziando il Gruppo folk Sant’Antoni ‘e su Fogu di Esterzili (Sud Sardegna) per la gentile collaborazione.